SEGNALI POSITIVI DAL MONDO DEL LAVORO MERIDIONALE di Agostino Picicco – Numero 18 – Ottobre 2020

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SEGNALI POSITIVI DAL MONDO DEL LAVORO MERIDIONALE

 

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in una immutabile summa di disagi sociali. Oggi tutti sono concordi nel dire che è tempo di affrontare il dramma del Mezzogiorno depresso e disoccupato. Ma tanta concordia quanto meno stimola la curiosità di verificare se davvero la disoccupazione meridionale abbia raggiunto punte tanto elevate.   

 

Il Sud si rivela un laboratorio dinamico, produttivo e industrioso di tenacia, invenzione e flessibilità, pronto a percorrere la via dello sviluppo, dimostrando che anche al Sud si possono mietere successi per chi ha voglia di farsi intraprendente.

 

A questo proposito c’è chi ha parlato di utilizzo 

non di “mano d’opera”, ma di “mente d’opera”

 

considerando che il processo di produzione si basa su staff di lavoro che non solo producono, ma inventano tecnologie e realizzano quella cooperazione tra scuola, università e imprenditori vissuta con spirito pionieristico, flessibilità e sinergie, ma anche con buona volontà e sacrificio. L’attendismo meridionale sta diventando un ricordo del passato, poiché sta maturando la coscienza che è proprio degli uomini liberi fabbricarsi il futuro con le loro mani, al contrario dei sudditi che, aspettando interventi dall’alto, atrofizzano le proprie capacità.   

 

Il riscatto del Sud è già iniziato e pare che anche le imprese del Nord ne stiano prendendo atto, come dimostrano i casi dei protocolli di gemellaggio tra le imprese del Nord con quelle del Sud.

Del resto, affrontando il problema della lotta alla disoccupazione, 

il Mezzogiorno è oggi un grande serbatoio di potenzialità di crescita, 

affidato, oltre che all’impegno del governo, anche agli imprenditori del Sud 

e alla valorizzazione dei giovani grazie al loro potenziale imprenditoriale 

e alle loro capacità.

 

Il Sud non deve essere visto solo come mercato o come occasione di contributi o incentivi, ma come elemento attivo di un processo di sviluppo del Paese in quanto “area di crescita accelerata della base produttiva”. In tal senso

si sta sviluppando un incontro di energie ed esperienze 

tra sindacati, imprenditori ed enti locali,

 

per mettere a punto modalità di collaborazione coordinata che regolarizzino il lavoro nero al fine di garantire l’occupazione e le persone, e per favorire la stabilità sociale, dato che gestire attività fuori regole significa esporsi ai condizionamenti della malavita. 

In tal modo, senza fermarsi ai miracoli del sommerso e alle promesse vane, ripensando il lavoro nell’interazione tra soggetti e processi in vista di un miglioramento della società e lavorando con competenza e creatività, mi pare che

si stiano proponendo obiettivi di progresso e di modernizzazione generanti 

una circolarità virtuosa capace di coniugare risanamento, competitività, 

crescita economica e sviluppo dell’occupazione,

 

offrendoci le ragioni per nutrire un moderato ottimismo. Un esempio ne sono le start-up che vedono protagonisti i nostri giovani, attenti ad usufruire di appositi bandi regionali. 

Se per lunghi anni il Mezzogiorno è stato visto come questione essenzialmente criminale alimentando l’opinione che non c’era niente da fare e delegando ogni cosa alla magistratura e alle forze dell’ordine, poi il Sud è diventato soprattutto questione sociale per via dell’elevato tasso di disoccupazione, specie giovanile, e per quelle tensioni che rendevano impossibile ogni strategia di sviluppo, diffondendo il pensiero che il Sud doveva essere abbandonato al suo destino.

Eppure proprio in questo Sud cresce la domanda di speranza, 

non più di “cavarsela” ma di farcela. 

 

 

 

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