Alfredo Codacci Pisanelli (Firenze 1861 – Roma 1929), dopo la laurea in giurisprudenza a Napoli, decise di completare la sua formazione a Berlino. Rientrato in Italia a soli 24 anni iniziò la sua carriera accademica nell’Università di Camerino, proseguendola a Pavia, Pisa e Roma nella cattedra di diritto amministrativo.
Iniziò la sua carriera politica nel 1897, quando fu eletto deputato nel collegio di Tricase, dove fu rieletto più volte. Alla discussione politica preferiva la cura del progresso materiale del Salento, occupandosi del progetto per l’acquedotto pugliese, della necessità di una prosecuzione della ferrovia nella zona del Capo di Leuca, dei lavori per il porto di Castro, dei progetti di bonifica in Terra d’Otranto, del servizio postale da Lecce a Otranto e a Gallipoli.
Fu sottosegretario al Tesoro ed all’Agricoltura nei Governi Giolitti e Sonnino, rimanendo liberale e conservatore anche dopo l’ascesa al potere di Mussolini, aderendo al Fascio parlamentare e poi nazionale, senza, però, mai perdere la sua originaria impostazione ideologica.
Pur non partecipando alla scelta Aventiniana dopo l’omicidio Matteotti, e rimanendo in Parlamento con le forze liberali, votò “con una piccola minoranza contro la proposta di legge di Farinacci per la riforma elettorale (16 gennaio 1925), contro la legge che limitava la libertà delle associazioni (19 maggio 1925), e contro la dispensa dal servizio dei funzionari dello Stato “sospetti” di antifascismo (19 giugno 1925)” consumando il suo strappo dalle posizioni mussoliniane.1
I cenni biografici dei suoi predecessori aviti segnano in qualche misura il destino intellettuale e politico di Giuseppe Codacci Pisanelli (Roma 1913- 1998), ed il suo legame con la Puglia ed il Salento:
Ma e’ dalla lettura dei suoi interventi all’Assemblea Costituente che se ne ricava con maggiore efficacia il senso di come le conoscenze giuridiche e la sensibilita’ politica abbiano offerto al nostro Paese una prospettiva di grande rilievo democratico e di perfezione tecnica che ancor oggi merita di essere non solo ricordata, ma soprattutto ristudiata.
Così come la sua serietà politica ed accademica emerge già dall’approccio a questo suo delicatissimo incarico: in preparazione alla sua elezione all’assemblea Costituente ed alla sua nomina nella Commissione per la Costituzione, la Commissione dei 75, si premurò di pubblicare il volume “Analisi delle funzioni sovrane” edito a Milano dalla Giuffrè, nel 1946.
3. Gli interventi di Giuseppe Codacci Pisanelli all’Asseblea Costituente sono numerosi e toccano molti aspetti della nostra Carta Costituzionale.
Di essi, alcuni hanno maggiore rilevanza per la loro completezza, ma soprattutto perche’ il suo pensiero giuridico e politico, di scuola anglosassone, determinò la posizione dell’intera Democrazia Cristiana, il partito per il quale era stato candidato ed eletto.
Egli, infatti,
Il primo risultò minoritario al voto dell’assemblea e non venne approvato, e pur tuttavia introduce argomenti di formidabile attualità.
Il secondo e’ una guida contro gli abusi del sistema che, ancora oggi, molti politici e studiosi, farebbero bene a rileggere.
Giuseppe Codacci Pisanelli era fermamente convinto della bontà del sistema bicamerale, anzi della sua necessità, ma raccomandava una seconda Assemblea legislativa basata su un principio di rappresentanza di categorie sociali ed interessi, essendo convinto della multipolarità di una società complessa (Seduta plenaria dell’Assemblea Costituente del 10 settembre 1947).
A sostegno della tesi di Codacci Pisanelli intervennero, per la Democrazia Cristiana, anche Aldo Moro e Attilio Piccioni. Lo stesso Costantino Mortati aderì a tale impostazione di una seconda Camera delle categorie sociali e delle autonomie locali, nei lavori della Costituente, modificando il suo orientamento a favore dell’attuale bicameralismo perfetto solo nel 1962, nella pubblicazione del suo notissimo manuale “Istituzioni di diritto pubblico”. 2
Quanto al decreto legge, Giuseppe Codacci Pisanelli può esserne considerato a buon diritto il Padre costituente.
La materia era stata avversata nella seconda sottocommissione di cui faceva parte, sino ad escluderne del tutto la possibilità di emanazione da parte del Governo.
La preoccupazione degli abusi del passato era una ferita che bruciava ancora sulla pelle di quanti si accingevano a strutturare le fondamenta della democrazia repubblicana.
Pur tuttavia, Codacci Pisanelli sin dal primo momento, con una lezione di realismo e con una formidabile capacità di leggere le dinamiche dello Stato, ben oltre le barriere ideologiche ed i rancori del passato, sostenne, con le ragioni della logica, l’esigenza di dotare il Governo della potestà legislativa ordinaria in casi di necessità ed urgenza, precisandone i limiti.