IL MUSEO VIVO CHE PARLA A TUTTI di Gianluca Anglana – Numero 11 – Luglio 2018
IL MUSEO VIVO CHE PARLA A TUTTI
Taranto è un abbraccio, quello della natura che con i suoi dintorni è sempre stata particolarmente benevola.
Il viaggiatore che vi si approssima è abbagliato dallo sfavillio delle acque: lo splendore dello Ionio avvolge di blu le coste del Golfo, in una sorta di amplesso ancestrale. Il mare e la terra. Poseidone e Gea. Dopo tutto, Taranto stessa è una creatura del mito1. Taranto e la sua bellezza. Chi creda che questa sia solo una landa di veleni e di insuccessi ha una visione parziale della realtà2: il centro cittadino è elegante, i suoi palazzi luminosi e raffinati. Piccoli ponti creano un’atmosfera vagamente romantica. Ci sono colori ovunque.
Myrrha torna a Taranto. Myrrha torna al MArTa.
Per due anni consecutivi, il Museo Archeologico Nazionale della città dei due mari
ha registrato un sensibile incremento degli accessi:
se nel 2016 si è osservato un aumento dei visitatori nella misura del 50% rispetto al 2015, i primi sei mesi del 2017 hanno fatto registrare un 30% di ingressi in più sull’analogo periodo del 20163. E non è finita: quello di Taranto è sul podio dei musei più smart, tra i più amati dai visitatori, riuscendo a comunicare al meglio con i suoi utenti4 e a ritagliarsi ampi spazi di presenza digitale. Istituito nel 1887, diventa nel 2015 il primo e unico museo ad autonomia speciale di Puglia, grazie alla riforma del Ministero dei beni culturali. La seconda vita del MArTa è affidata alla Professoressa Eva Degl’Innocenti. Toscana di nascita, la Direttrice è un’archeologa: numerose le campagne di scavo cui ha preso parte, in Italia e all’Estero. Ha insegnato Archeologia e Storia dell’Arte islamica presso l’università di Firenze. È stata direttrice del Servizio dei Beni Culturali di un ente locale, una specie di consorzio di comuni, con sede nei pressi di Saint Malo, nel Nord della Francia. E nel 2013 ha persino creato il Museo Coriosolis in Bretagna. La incontro nel suo ufficio.
Direttrice: «Nel progetto bretone, ho lavorato molto sul territorio.
Le strutture museali devono essere incluse all’interno di un progetto strategico
di sviluppo dei luoghi di cui fanno parte,
in primis sotto il profilo socio-culturale e quindi turistico ed economico. Prenda il MArTa: il museo più importante della Puglia, l’unico ad autonomia speciale della regione, quello che raccoglie molti reperti provenienti un po’ da tutta l’area della Magna Grecia, deve dialogare con il territorio. Dalla mia esperienza francese ho mutuato prima di tutto questo. Vi ho attinto anche una visione di progetto ben determinata.
La comunicazione culturale deve avvenire a più livelli di approfondimento
e rivolgersi a vari tipi di pubblico: al neofita così come al visitatore medio
e allo specialista e soprattutto ai bambini, agli adolescenti o ancora
al pubblico generalista, al pubblico turistico
e anche al pubblico con disabilità.
In particolare, quest’ultimo: la disabilità è per noi un target molto importante».
Myrrha: «Può spiegarci meglio?»
Direttrice: «Nella nostra visione, il museo è inclusivo, è una realtà che parla a tutti e che offre a tutti le chiavi di lettura e di interpretazione del patrimonio. Affinché il messaggio comunicato arrivi a ogni target di pubblico, è necessario che la comunicazione si esplichi in metodologie adatte ad ogni tipo di fruitore, ivi compresa la disabilità.
Un museo accessibile non va inteso solo come un edificio scevro da barriere architettoniche, ma anche come un intreccio di attività mirate.
Qui, noi cooperiamo con associazioni della zona
che si occupano di disabilità specifiche
e di polihandicap:
è grazie a questo che prendono vita dei laboratori multisensoriali pensati per tutti, accessibili al pubblico con e senza disabilità».
Myrrha: «In cosa consistono esattamente?».
Direttrice: «Abbiamo creato un itinerario esperienziale, un racconto del museo, che si avvale di tutti i sensi: la vista, il tatto, l’olfatto, il gusto, l’udito. È un percorso multisensoriale gestito dal nostro staff, affidato dunque alla mediazione umana.
La mediazione, appunto: da una parte, quella digitale dei supporti informatici
(come i touch screen e simili), che sarà presto potenziata;
Il nostro team si fa mediatore culturale al servizio di tutti i tipi di pubblico. Ho importato anche questo dalla Francia, che, sul piano della valorizzazione, è all’avanguardia, avendo propugnato l’idea che il patrimonio pubblico appartiene a tutti e che noi, operatori scientifici, dobbiamo farci mediatori tra il bene culturale e paesistico e i vari tipi di pubblico che abbiamo davanti».
soprattutto in seno ad un museo ad autonomia speciale con l’obbligo di bilancio. Sì, perché noi abbiamo un bilancio nostro, a sua volta collocato in quello più ampio del Ministero dei Beni Culturali, abbiamo il collegio dei revisori dei conti, un consiglio di amministrazione e un comitato scientifico. Qui il management guarda sia alle risorse umane sia ad aspetti di ordine gestionale. Nel quadro delle normative e della legislazione di riferimento, abbiamo creato una struttura dal nulla5.
Direttrice: «Voglio evidenziare che fin da subito
Il lavoro, lo svolgiamo tutti insieme. Ecco, io sono molto grata al personale che mi ha accompagnato fin qui: è stato tutt’altro che semplice passare da una tipologia museale ad un’altra, caratterizzata da una mission ben determinata, da scopi molto diversi e serrati e soprattutto vincolata ad un obbligo di risultati, da obiettivi a breve, medio e lungo periodo che il Ministero ci fissa.
Noi facciamo una programmazione annuale, un progetto strategico e programmatico. Per cui dobbiamo anticipare, pianificare e quindi agire».
Fin dall’inizio ho concepito questo progetto, molto ambizioso, come una sorta di missione di vita. Sì, io sono sempre qua, anche nei weekend.
che possiede una delle collezioni più importanti al mondo e persino dei pezzi unici, quindi un’importanza scientifica innegabile (dopo quello di Napoli, il museo archeologico di Taranto è il più importante d’Italia);
(vorrei ricordare che Taranto ha un patrimonio naturalistico considerevole, a cui non si pensa mai: ha fra le colonie di cetacei più importanti del Mediterraneo; un’oasi del WWF, la Palude La Vela all’interno del Mar Piccolo; specie faunistiche rarissime, come alcuni cavallucci marini);
Pur non essendone originaria, ho dei legami di amicizia profondi. Sono terre che ho sempre amato molto. La cultura è il motore della rinascita del Sud: è falso l’assunto che la questione meridionale non esista più. Esiste tuttora, anche se con sfaccettature più complesse. La capofila di una possibile rinascita del Mezzogiorno può essere la Puglia. Il grande progresso, la grande evoluzione di tale Regione è un dato di realtà, innegabile per chiunque. La Regione Puglia dovrebbe ripensarsi, perché è un esempio virtuoso di eccellenza e di best practice. Ciò che la Puglia ha fatto nella cultura è stato determinante».
Direttrice: «Nel senso della partecipazione.
al secondo piano è esposta una lira antichissima, della quale oggi è possibile ammirare la sola cassa ricavata dal carapace di una tartaruga. È un reperto prezioso. E poi l’iconografia legata alla musica: si pensi alle rappresentazioni dei culti dionisiaci, forse antenati della Taranta salentina. Cito i grandi intellettuali del passato, come Archita, colui che qui, nell’era prima di Cristo, ha inventato il senso dell’armonia musicale, o Giovanni Paisiello, compositore noto in Italia e all’estero. E sono tutti geni nati a Taranto.
Siamo contrari al MArTa come mero contenitore o luogo di esposizione e basta. È un fatto di coprogettazione. Medimex si è messa in contatto con MArTa per il tramite del Teatro Pubblico Pugliese e la Regione Puglia: abbiamo iniziato questo rapporto di collaborazione e vorremmo tenerlo nel tempo. Il museo vuol farsi trovare pronto per intercettare l’attenzione di un pubblico molto difficile da captare: quello degli adolescenti. Per questo abbiamo spalancato le porte anche all’arte contemporanea e alle sue espressioni più innovative: dalla penna di Squaz9 ha preso forma, ad esempio, un fumetto dedicato all’Atleta di Taranto10».
D’altro canto, cosa sono le persone se non una comunità di eredità11?».
1 – Cfr. La Storia di Taranto, su: www.comune.taranto.it.
2 – Roberta Lucchini, Taranto non è solo Veleni. Il MarTa in Myrrha – Edizione n. 10 (https://www.myrrha.it/taranto-non-e-solo-veleni-il-marta-di-roberta-lucchini-numero-10-marzo-2018/)
3 – Domenico Palmiotti, Il Sole 24 Ore, 16 agosto 2017.
4 – Lorenza Castagneri, La Stampa, 26/06/2017. Vedi anche AdnKronos, 12/06/2017.
5 – Si rammenta che la riforma c.d. “Franceschini” ha individuato poli museali per farne strutture dotate di autonomia finanziaria.
6 – Cfr.: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/visualizza_asset.html_249254064.html)
7 – Medimex è un progetto Puglia Sounds, il programma della Regione Puglia per lo sviluppo del sistema musicale regionale attuato con il Teatro Pubblico Pugliese nell’ambito del Fondo di Sviluppo e di Coesione 2014-2020. L’edizione 2018 del suo festival ha ospitato, a Taranto, band del calibro di Placebo e Kraftwerk.
8 – Al MArTA dall’8 giugno all’1 luglio.
9 – Fumettista nato a Taranto.
10 – Campione di pentathlon tarantino vissuto nel V secolo a.C.
11 – Si fa riferimento alla Convenzione di Faro del 27/10/2005. Ultima nata fra le Convenzioni culturali internazionali, muove dal concetto che la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrano fra i diritti dell’individuo a prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità e a godere delle arti sancito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (Parigi 1948) e garantito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Parigi 1966).