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IL GIARDINO ALPINO SUL GRAN SASSO di Loretta Giuseppina Pace – Numero 11 – Luglio 2018

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IL GIARDINO ALPINO SUL GRAN SASSO

 

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In una piovosa giornata di fine estate del 1952, a 2117 m di altitudine alle pendici del Monte Aquila, Vincenzo Rivera, primo rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, poneva la prima pietra del “laboratorio giardino” che avrebbe poi ospitato studiosi da tutto il mondo con lo scopo di svelare “i più affascinati interrogativi sul vivo” della ricerca botanica.

1_Il Giardino Alpino di Campo Imperatore sullo sfondo il Corno Grande

Iniziò così l’avvincente avventura di un Giardino Alpino che segue i ritmi propri della montagna, passi lenti e corti per arrivare alla meta.

 

Furono allestite alcune aiuole che ospitavano le specie più significative della flora appenninica d’alta quota, i primi studi riguardarono le piante foraggere dei pascoli montani che rappresentavano una indispensabile risorsa per l’allevamento del bestiame. Il completamento della foresteria e la collaborazione di un giardiniere per l’intero periodo primaverile-estivo permise, negli anni seguenti, l’impianto di circa 300 entità vegetali, tra le quali relitti glaciali, endemismi, piante rare e/o di particolare interesse fitoterapico.

 

Cominciò dunque l’iter burocratico, che nel 1993 assegnò
definitivamente all’Ateneo aquilano la proprietà del Giardino Alpino
ed all’allora Istituto di Botanica le responsabilità scientifiche.

Nel 1990 fu stipulata una Convenzione tra l’Università degli Studi dell’Aquila e l’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali secondo la quale quest’ultima avrebbe provveduto agli interventi di manutenzione e di miglioramento del Giardino, mentre il responsabile universitario avrebbe programmato e guidato gli aspetti scientifici. Tale proficua collaborazione è stata svolta con i finanziamenti ottenuti dalla L.R. 9 aprile 1997, n. 35 “Tutela della biodiversità vegetale e la gestione dei giardini ed orti botanici”, fondi erogati fino al 2009.

 

La posizione strategica del Giardino Alpino, situato in prossimità della stazione 

della funivia, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, costituisce un importante richiamo per gli escursionisti attratti 

dalle sorprendenti ed inaspettate fioriture.

La bellezza e la complessità della flora e della vegetazione del Gran Sasso sono il risultato di eventi di varia origine che si sono succeduti e intersecati tra loro nel corso dei millenni. Il Massiccio del Gran Sasso, per la sua posizione geografica, ha rappresentato un antichissimo crocevia di entità mediterranee nella risalita verso il nord (interglaciale), di entità alpine nella colonizzazione dei versanti meridionali (nel glaciale), di entità orientali ancora più antiche e lontane che nel terziario, attraverso i collegamenti di terre emerse, ampliavano il loro areale verso occidente (Leontopodium nivale, Gentiana dinarica, Aster alpinus, ecc.). Le imponenti glaciazioni del quaternario, alternate da lunghi periodi interglaciali, sono testimoniate dai numerosi relitti glaciali, ora fortemente minacciate dal cambiamento climatico, che si sono rifugiate nei settori più elevati del Gran Sasso (Dryas octopetala, Gentiana nivalis, Vaccinium myrtillus, Artemisia umbelliformis ssp eriantha). Le entità più importanti della flora del Gran Sasso sono rappresentate da endemismi, tra i quali si ricordano: Androsace mathildae, Adonis distorta, Festuca imperatrix, Minuartia glomerata ssp. trichocalycina, Saxifraga italica.

 

La gestione del Giardino Alpino è oggi affidata alla sezione di Scienze Ambientali 

del Dipartimento di Medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita 

e dell’ambiente (MESVA) che promuove la ricerca scientifica 

con particolare riguardo alle specie ed alle comunità vegetali 

dei settori altitudinali.


Studi applicativi sono rivolti alla micropropagazione di piante rare e/o in pericolo di estinzione ed al monitoraggio delle particelle aerodisperse (pollini e spore fungine) in alta quota. Purtroppo, la mancata erogazione di fondi specifici e la carenza di personale dedicato, non permettono attualmente al Giardino di programmare anticipatamente le attività turistico-divulgative, tanto apprezzate dai numerosi visitatori. 

 

D’altronde, le rigide condizioni climatiche consentono la fruizione del Giardino solo per il breve periodo estivo. Tuttavia le attività di ricerca continuano per tutto l’arco dell’anno presso i laboratori dell’Università dell’Aquila, nella sede di Coppito 1, dove è stato organizzato anche un percorso espositivo dedicato agli aspetti botanici, zoologici, geologici ed ecologici dell’ambiente appenninico, con particolare riguardo al settore centrale.

 

Il futuro del Giardino Alpino è al momento incerto, in quanto non potendo contare 

su un finanziamento erogato in modo regolare dagli enti preposti, 

non è possibile programmare in modo adeguato 

la sua gestione ordinaria,


indispensabile per una efficace fruizione estiva per i tanti visitatori che frequentano Campo Imperatore e spesso rimangono delusi dall’impossibilità di accedervi, davanti al suo cancello chiuso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

la tenacia che resiste

Bibliografia: 

 

AAVV. (a cura di): PACE L. & FASCIANI P., Fioriture in alta quota: il Giardino Alpino di Campo Imperatore, Edizioni L’Una, 2014, p. 63-68, ISBN: 978-88-96319-31-4. 

 

PACE L., PACIONI G, PIRONE G., RANIERI L., Il Giardino Alpino di Campo Imperatore (Gran Sasso d’Italia, L’Aquila), Informatore Botanico, 37 (2), 2005, p. 1211-1214, Atti “I Giardini della Sapienza”. 

 

PACE L., A Campo Imperatore una preziosa eredità da custodire: il Giardino Alpino, CARSA Edizione, 2002, p. 72 -75. CATONICA C., 

 

PACE L., – Il Giardino Alpino di Campo Imperatore: una vetrina sul Gran Sasso. Il Limite Meridionale del Mondo Artico. Boll. C.A.I., G.T.E. L’Aquila, n.167, 2000, p. 25-36

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