GLI EXULTET DI BARI
Nel Museo Diocesano di Bari sono conservati tre preziosi rotoli di pergamena
risalenti al Medioevo, restaurati di recente,
che esprimono l’essenza delle varie anime della città, compendio tra le civiltà latina, bizantina e le influenze longobarde.
Tali opere sono conosciute come Exultet, ovvero pergamene miniate in Italia meridionale tra il X ed il XIV secolo, il cui nome deriva dall’incipit – cioè l’inizio – del canto liturgico che annuncia la resurrezione di Cristo. Di questi autentici capolavori, benché poco conosciuti, ne esistono in tutto 28 al mondo ed è orgoglio del nostro Meridione che ben tre di essi siano stati realizzati, e tuttora siano conservati, nel capoluogo pugliese.
Durante la Veglia pasquale del Sabato Santo gli Exultet venivano srotolati dall’ambone e mostrati ai fedeli affinché potessero ammirarne le immagini nel corso della lettura del testo in latino, questo per rendere comprensibile l’argomento trattato anche da coloro che non conoscevano quella lingua.
Gli Exultet, lunghi fino a 5 metri, sono scritti in una preziosissima grafia,
che i paleografi denominano “minuscola Beneventana del tipo barese”.
La grafia Beneventana nasce nel monastero Benedettino di Montecassino nel X secolo e si tipicizza a Bari nell’XI secolo, esattamente negli scriptoria (centri scrittori) del monastero di San Benedetto, luogo che ospitò le ossa del patrono della città, San Nicola, fino alla costruzione dell’omonima cattedrale.
Dunque gli Exultet del Museo Diocesano testimoniano anche l’esistenza di uno scriptorium nel capoluogo pugliese e rappresentano un vero e proprio tesoro sia dal punto di vista religioso, sia da quello storico-artistico e letterario, ed infine occupano un posto importantissimo nella storia della musica, in quanto contengono le prime notazioni musicali occidentali, anticipatrici del pentagramma moderno.
Durante la Veglia pasquale del Sabato Santo gli Exultet venivano srotolati dall’ambone e mostrati ai fedeli