CITTÀ SICURE: NORD E SUD A CONFRONTO di Giorgio Salvatori – Numero 4 – Aprile 2016

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Poi, però, si deve mettere in conto il crescente problema della sicurezza: scippi, rapine, furti, omicidi, danneggiamenti. Roba che in Paese o in campagna avviene di rado, salvo alcune aree del Nord a recente, alto tasso di aggressioni a persone e di furti in abitazioni. Ma dove avvengono, con maggiore incidenza i crimini metropolitani? Quale è la città più sicura e, all’opposto, quella più insicura? Gli ultimi dati ISTAT disponibili risalgono ad oltre un anno fa, ma il Corriere della Sera, recentemente, è tornato a commentarli in relazione alla situazione, critica, di Milano.

CITTÀ SICURE: 
NORD E SUD A CONFRONTO

 

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Li ricordiamo anche noi, perché le classifiche dei reati, riferite al numero delle denunce rilevate, ci regalano alcune conferme ma anche qualche sorpresa. 
Partiamo dalle prime. Sud e Isole, purtroppo, continuano a far registrare il maggior numero di omicidi rispetto alle altre Regioni italiane, ma il Nord vanta, in base ai dati ISTAT, altri primati negativi. Milano è la capitale dei furti, con quasi 8000 denunce ogni centomila abitanti, seguita da Bologna, con 7600, e, poi, Roma, Torino, Firenze, Venezia, Rimini. A Milano, poi, è preoccupante la curva ascendente del numero dei furti se messa a raffronto con l’andamento, sostanzialmente stabile, dello stesso tipo di reati a Napoli, una città dove quasi ogni scippo denunciato balza agli onori della cronaca nazionale e serve a rinforzare, nell’opinione di molti, la convinzione che passeggiare senza scorta nella ex capitale del regno borbonico sia rischioso quasi come avventurarsi, da soli e disarmati, nei territori controllati dall’ISIS.
Per i furti, invece, dati alla mano, il Nord, e, in particolare, il Nordovest, batte il Sud (con la sola eccezione di Catania) con percentuali decisamente superiori rispetto al vituperato Meridione. Ed anche sul fronte rapine Milano e Torino non brillano certo per maggiore sicurezza, risultando ai primi posti, in Italia, insieme con Napoli e Bari. Napoli, però, resta indietro rispetto a Bologna, Firenze, Milano e Roma per numero di reati connessi con lo spaccio di droga. 
Anche atti di vandalismo e danneggiamenti, sorprendentemente, vedono in testa Torino, Milano e Genova. 
Qualcuno osserverà che, su tutto, comunque, dominano incontrastati i feroci delitti imputabili alla criminalità organizzata, fenomeno storicamente e geograficamente legato al meridione. Andiamo a esaminare, allora, i dati forniti, in questo campo, dal Ministero dell’Interno. Prendendo come termine di paragone il 2007, il rapporto del Viminale sulla sicurezza, nel 2015, ci mostra un andamento discendente degli omicidi di mafia, ’ndrangheta, camorra e altre simili consorterie criminali. Queste morti, che erano 147 nel 2007, sono scese a 49 nel 2014. Una diminuzione di oltre il 70 per cento rispetto a sette anni prima. Tutto bene allora? Assolutamente no. 
Il percorso è sempre in salita. Non soltanto perché i dati globali non sono rassicuranti per nessuna città italiana (ad eccezione di Matera, guarda caso al Sud, dove, in termini relativi, la vita scorre decisamente più tranquilla che altrove) ma anche perché è ancora lunga la strada da percorrere per sconfiggere il radicamento al Sud della criminalità organizzata, la sua espansione al Nord, la quiescenza di troppi cittadini meridionali ed anche, spesso, settentrionali, di fronte a questo cancro spaventoso. 
Modificare il generico pregiudizio antimeridionale, però, è il secondo dovere che ci impone l’analisi meno emotiva e più razionale della realtà in cui siamo immersi, giorno dopo giorno, dal Nord al Sud della Penisola. La coesione sociale, economica e culturale della Nazione va perseguita come un bene comune fondamentale e non come una iattura da scongiurare. Vagheggiare il ritorno a piccole e chiuse patrie regionali, nell’età del pianeta globale, non può essere altro che mera e vana utopia.

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