LA FONTANA DELLA FRATERNA
Gemme del Sud
Isernia
Per la sua misteriosa e travagliata storia e l’assoluta incertezza riguardo alle sue origini, la Fontana della Fraterna, ad Isernia, è un monumento molto affascinante.
Oggi la fontana si trova in piazza Giosuè Carducci, ma nel passato subì diversi trasferimenti di sede prima di trovare una definitiva collocazione.
Edificata nel XIII secolo, periodo in cui l’Italia è interessata
da un forte rilancio per le architetture civili,
prende il nome dalla sua originaria collocazione a Piazza Fraterna, di fronte alla Chiesa della Concezione, dove aveva sede l’antichissima confraternita fondata da Pietro Angelario nel 1289, futuro papa Celestino V. Nel 1835 la nobile famiglia isernina Rampini trasferì la fontana in Largo della Concezione e la fece agglomerare con un’altra già esistente, conferendole l’aspetto attuale.
Più tardi, nel 1889, secondo l’archivio storico comunale, il monumento venne nuovamente spostato, questa volta in via Marcelli e sempre vicino alla Chiesa della Concezione. Danneggiata dai bombardamenti il 10 settembre 1943, il monumento fu poi ricostruito per anastilosi, usando cioè le parti recuperate e di nuovo trasferita nell’attuale sito, Piazza Giosuè Carducci.
La fontana è costituita da sei archi a tutto tondo disposti a loggiato, con sei getti d’acqua. Osservandola attentamente, si nota che la forma delle colonnine e dei capitelli sono diverse fra loro. Ciò è molto comune per le opere medievali, poiché i materiali usati – blocchi in pietra locale ed in travertino – erano di “spolio”, vale a dire reimpiegati, prelevati da strutture edificate in vari periodi, principalmente in epoca romana, di cui Isernia è ricca. Per questo motivo,
la fontana presenta anche alcune epigrafi di ardua decifrazione. Le lettere D ed M visibili su di essa sono una dedica agli “dei Mani” (anime dei defunti).
Al centro vi è una lastra in marmo decorata da due delfini e motivi vegetali, proveniente sicuramente da un edificio sepolcrale datato tra 99 a.C. e 50 a.C.
Un’altra lastra reca l’epigrafe AE PONT ed una legenda vuole che sia appartenuta al sepolcro di Ponzio Pilato, originario di queste zone.