JOSEPH TUSIANI POETA DEI DUE MONDI
come lo dipinge nel testo centrale Luigi Ianzano, ma anche un uomo generoso che ha donato molte parole ed emozioni dal suo appartamento all’undicesimo piano del grattacielo di Manhattan e ha significato molto per la comunità del mio blog Giannella Channel.
Pescando nel pozzo della memoria, estraggo alcune diapositive immaginarie di questo nostro rapporto personale, che delinea il generoso lato umano di quel “poeta dei due mondi”.
Galeotta fu un’intervista.
Il primo contatto via mail con Joseph risale al gennaio 2015. Avevo avviato una serie di eccellenze antropologiche di italici, uomini e donne che hanno dato tanto lustro alla comunità italiana residente negli Stati Uniti e nel mondo e gli scrissi che volevo cominciare questa collana di ritratti proprio da lui. Sceglievo lui per motivi vari: perché era il più bravo nel combinare poesia memoria e musica, perché aveva una storia affascinante alle spalle, perché fisicamente somigliava a mio nonno mugnaio nel Tavoliere pugliese, perché di lui mi aveva parlato bene in più riprese la mia antica maestra e poetessa, Grazia Stella Elia, che aveva il privilegio di sentirlo da anni telefonicamente e che aveva condiviso una festa di compleanno, trasformandosi da poetessa in cronista per il mio blog.
Alla mia richiesta di intervista, Tusiani rispose con una mail che ho rispolverato: “Caro dottor Giannella, non c’era affatto bisogno di una Sua presentazione. Conoscevo bene il Suo nome dal tempo del Caffè Letterario Ala d’Oro di Lugo in Romagna, dove ci è capitato di essere accolti in serate di presentazione di libri: un ambiente stimolante che mi aveva ricordato quello delle Giubbe Rosse di Firenze e di altri celebri Caffè Letterari dal Rinascimento in poi. E, soprattutto, ero al corrente della Sua amicizia, letteraria e personale, con Tonino Guerra (La Valle del Kamasutra, Polvere di sole, l’Aquilone e altro da Lei curato). Può dunque immaginare il piacere e la sorpresa di questo vecchio americano Italicus da Lei scelto quale primo dei molti “Italici” che daranno lustro e importanza al Suo blog Giannella Channel. Ma come potrò mai ringraziarLa sufficientemente di tanta stima e di tale onore? Posso soltanto balbettare un semplice “grazie,” ma colmo del calore mediterraneo di cui noi pugliesi siamo portatori ed esportatori. Con viva cordialità. Joseph Tusiani.
PS: Mi permetto di mandarLe, in umile omaggio, dei versi appena composti. Spero che Le piacciano. T.
Where Are The Snows Of Yesteryear
Mais ou sont les neiges d’antan
(Villon)
Sì, dove son le nevi degli altri anni?
Quanti inverni passati
dall’inizio del mondo
e quanta neve caduta
e scomparsa nel nulla—
o nel tutto?
Vedo milioni di bimbi
che si sono rincorsi e scontrati
nei vortici bianchi
d’ogni nuova neve caduta
e vedo bianche valanghe
che in sùbita tormenta
hanno travolto e sepolto
giovani baldi e gagliardi
che nessuno rammenta.
Dove sono le nevi di ieri—
tutte finite nel nulla
o nel tutto di quello che dura
e preserva, quale vediamo,
la circostante Natura?
Allègrati, Villon:
come la neve, scompare
vanità, cupidigia, menzogna,
finanche la tua tomba.
Ma qualcosa di noi
sulla terra rimane:
un nulla di parola
ma un tutto non breve e diverso
che nella parola resiste:
ed ecco l’eterno in un verso.
Joseph Tusiani
Per la poetessa degli ulivi.
A quel primo contatto seguirono altri: oggi sul mio blog se ne contano quattro (qui il link utile che porta il lettore a ripercorrerli tutti e ad ascoltare la sua voce: www.giannellachannel.info/joseph-tusiani-gargano-manhattan-emigrante-diventato-poeta-due-terre-grazia-stella-elia/). Ma l’anno successivo, luglio 2016, l’occasione per un nuovo contatto fu dato proprio da un compleanno di Grazia, la poetessa rimasta in Puglia, quella che conservava gelosamente il numero di telefono riservato di Joseph. Grazia compiva 85 anni e io, che ho un debole per poeti e maestri (non a caso il mio ultimo, per ora, volume ha per titolo “In viaggio con i maestri”) mi inventai un libretto con 85 testimonianze su di lei da parte di amici e autorevoli estimatori della sua opera. Scrissi al nostro Italicus in Manhattan e la sua risposta fu fulminea:
“Caro Dr. Giannella, vorrei essere il primo a contribuire con un ‘pensiero’ per gli 85 anni di Grazia. Le dico, però, che, da quando ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente, io non la vedo più soggetta agli anni come ordinaria creatura umana. Per me ella è, più che mai, la poetessa degli ulivi, che degli ulivi canta la forza, e agli ulivi affida i destini della nostra terra di Puglia.
Quando poi penso a Grazia scrittrice, resto, dirò, folgorato dalle centinaia di recensioni, articoli, saggi, scritti per poeti e personaggi minori e maggiori, per occasioni e ricorrenze solenni e semplici—-la prova, questa, del suo attaccamento alla sua terra e alle sue profondissime radici. Ed ecco il capolavoro della studiosa, l’intramontabile e insuperabile Vocabolario del dialetto natio. A Grazia Stella Elia auguri, auguri per i prossimi 85! Joseph Tusiani”.
A Napoli sotto le bombe.
L’amicizia sul web veniva arricchita dalla condivisione di graditi doni cartacei. A Natale del 2016 gli mandai in dono un mio libro: Operazione Salvataggio (Chiarelettere), dedicato agli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre in Italia e nel mondo. Non tardò a farsi vivo, con generose parole: “Egregio e caro Dr. Giannella, prima di immergermi nella lettura del Suo OPERAZIONE SALVATAGGIO, desidero ringraziarLa della dedica che fa onore a Lei per la Sua generosità e bontà nei miei riguardi. Un mese fa, se non erro, ho avuto la gioia di vederLa in televisione, ospite di Benedetta Rinaldi nel suo notissimo programma “Community”.
Ho già letto alcune interessantissime pagine del Suo volume, da cui ho molto da imparare su eventi e personaggi della nostra storia. Un esempio lampante potrebbe essere il particolare che, nonostante fossi vivo e attivo spettatore della Seconda guerra mondiale, io non conoscevo il numero delle incursioni aeree e addirittura delle bombe sganciate sulla martoriata Città di Napoli, dove, in uno dei molti bombardamenti, io, come gli altri, dovetti correre al riparo.
Grazie per l’appassionata e minuziosa ricerca di cui noi oggi beneficiamo e grazie per questo grande e inatteso dono natalizio, che non potrò dimenticare. Con la più viva cordialità, Joseph Tusiani”.
La lucciola che vince la notte.
Una successiva occasione la fornì il 93mo suo compleanno, gennaio 2017, quando gli scrissi: “Caro Tusiani, stanotte ho sognato 93 lucciole che formidabilmente illuminavano la notte intorno a me. Un abbraccio augurale da una Milano insolitamente avvolta da una polvere di sole”.
Mi rispose con parole più che mai attuali e incoraggianti:
“Tenga a mente, Salvatore: una sola lucciola può far guerra alla notte e sconfiggerla”.
Tralascio gli altri arricchenti contatti via etere. Ma non posso chiudere senza una singolare coincidenza datata febbraio di quest’anno, 2020. Mi è capitato di essere operato nell’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì, una cittadella-faro di eccellenza della salute per l’Italia e per il mondo (i suoi medici, cito per tutti il primario di otorinolaringoiatria Claudio Vicini che mi ha estirpato un polipo ostruente il canale respiratorio, vengono spesso invitati all’estero per gestire corsi di formazione di allievi medici).
Ode a San Biagio.
In quei giorni in corsia Anna, la giovane infermiera che si è presa cura di me, era originaria proprio di San Marco in Lamis. Le parole sul suo illustre compaesano Tusiani hanno alimentato i nostri dialoghi, tra una medicazione e l’altra. Così ho appreso che il patrono degli otorinolaringoiatri e delle malattie da essi curate è Biagio, santo che viene celebrato ogni 3 febbraio, con una liturgia che prevede la benedizione delle gole con due candele incrociate proprio all’altezza della gola.
Dimesso dopo l’intervento, mi sono trovato a passare in auto in una frazione di Bulgaria (Cesena) dove mi ha colpito la sagoma di una chiesa che mi è stata indicata da un passante come dedicata proprio a lui, a San Biagio. Tornato a casa, ho voluto approfondire la conoscenza di questo martire e vescovo di Sebaste (Armenia), martirizzato nel 316 per decapitazione, sotto la dominazione di Licinio (307-323). Fu sepolto nella sua cattedrale a Sebaste. Nel 732, mentre gli Arabi incalzavano nella loro guerra di espansione religiosa, le spoglie di San Biagio furono imbarcate da alcuni Armeni alla volta di Roma. Un’improvvisa tempesta costrinse la nave a interrompere il viaggio nelle acque di Maratea (Potenza). Gli abitanti della città lucana raggiunsero l’imbarcazione per portare soccorso e vi trovarono, oltre all’equipaggio, le sacre reliquie conservate in un’urna marmorea, che fu portata in cima al monte dove rimase custodita gelosamente e lo stesso monte fu dedicato al Santo: oggi, come ricordo bene in quanto l’estate scorsa sono andato a presentare il mio libro al Grand Hotel Pianeta di Maratea, una gigantesca statua di San Biagio s’innalza proprio sopra il monte omonimo. Direte voi: che c’entra San Biagio con Tusiani? C’entra, c’entra. Perché proprio a quel santo Joseph Tusiani ha centellinato sue luminose parole poetiche. Eccole:
“Mente mia che sempre corri,
oggi devi andare adagio
più che festa di candele,
oggi è la festa di San Biagio
che, a febbraio, proprio all’inizio –
così vuole il sant’uffizio –
si rivela di parola
col tastarci ancora la gola.
Non con olio ce la unge
(d’olio santo ce n’è tanto)
ma con cera che non punge,
con due candide candele
che di seta un fil congiunge
e fa simili a una croce.
Questa croce, sacra e sola,
cerchia un attimo la gola,
e mantiene la parola
efficace ieri e ora,
giorno della Candelora.
O San Biagio benedetto,
agli amici ho sempre detto
che le tue candele a croce
più che laser fanno effetto,
e perciò prenditi cura
della mia or vecchia voce,
sì che, ancora squillante e pura,
fuori emerga dalla gola
quella che per me è tutto –
la Parola, la Parola”.
La parola, la parola:
ecco la chiave dell’immortalità di uomini come Joseph Tusiani. A dispetto del necrologio apparso sul New York Times (“Joseph Tusiani di New York City, poeta laureato emerito dello Stato di New York, è morto in pace per cause naturali l’11 aprile 2020 all’età di 96 anni”) io credo, con Attilio Bertolucci, che i poeti non muoiono mai.